Moncalieri, 9 dicembre 2020

Senatori, tribuni del popolo, elezione diretta

Butterò giù in questo articolo qualche pensiero che mi è frullato in testa in questi giorni di forzata permanenza in casa. In particolare ho accostato alcune dichiarazioni recentemente riportate sui media ai miei vaghi ricordi della storia di Roma antica nel periodo della repubblica.

Negli ultimi giorni ho sentito spesso parlare dell’accentramento di poteri attribuito al premier Conte per piano di spesa del Recovery Fund ; il pensiero mi è volato alla prassi vigente nell’antica Roma di nominare un dittatore pro tempore nei momenti di guerra. Conte non è certo paragonabile al dittatore dell’antica Roma, ma non credo che sia dannoso che il piano di spesa del Recovery Fund sia gestito in prima persona dal premier, che in tal caso se ne assumerà la piena responsabilità. Lasciare in mano alle forze politiche e ai parlamentare la scelta degli interventi poterebbe ad una richiesta di innumerevoli interventi a pioggia, scollegati fra di loro; questo è contrario alle indicazioni dell’Europa, che esige un piano complessivo volto al rilancio del paese e che serva alle generazioni future; ben venga una gestione centralizzata.

Molte critiche vengono fatte in questi giorni alla decisione del premier di approntare una squadra di tecnici per preparare e gestire gli interventi. Poiché l’emergenza Covid è stata paragonata ad una guerra, la strategia e le tattiche per condurre una guerra vengono sempre affidate ai tecnici del settore, i militari; il potere civile, naturalmente, deve sempre mantenere la capacità e la possibilità di controllare la gerarchia militare. Ritornando alla gestione del Recovery Fund, la discussione si è accentrata sulla opportunità o meno di un organismo tecnico di guida alla stesura ed alla esecuzione dei progetti, mentre io penso che il problema principale consista nella scelta delle persone (i generali dei corpi d’armata) che devono essere chiamati a tale compito.

Un altro sassolino che mi voglio levare dalle scarpe è quello relativo alle affermazioni, fatte con tono denigratorio, che l’attuale premier non è stato eletto dal popolo. Queste affermazioni sono incomplete, perché bisognerebbe aggiungere che il premier è stato eletto dai rappresentanti del popolo, esattamente come prevede la nostra Costituzione. Ragionando con questo schema, anche il presidente della repubblica non è stato eletto dal popolo. Per fortuna viviamo in una repubblica parlamentare e non abbiamo elezioni dirette a livello statale. Pensate solo a cosa sarebbe successo ai tempi di massimo consenso berlusconiano se il capo dello stato e le massime cariche istituzionali fossero stati eletti a voto diretto. L’elezione diretta funziona assai bene nei contesti limitati, in cui la gestione degli affari correnti è precipua rispetto alla visione del lungo termine e, soprattutto, nei quali il cittadino può controllare con facilità le attività degli amministratori. L’elezione diretta del sindaco ha dato in generale buoni risultati, meno l’elezione diretta dei presidenti di regione, ma sarebbe una pessima cosa a livello di capo dello stato e premier.

A proposito di non eletti dal popolo, mi viene in mente il vituperato Monti: pare che tutti si siano dimenticati che Mario Monti era stato eletto in maniera quasi plebiscitaria da quasi tutte le forze politiche, perché esse non avevano avuto il coraggio di mettere in atto le attività necessarie per affrontare la grave crisi economica allora presente

Un’altra osservazione sulle elezioni a cariche politiche di personaggi non eletti dal popolo: tali prassi può fare emergere personalità di alta capacità politica al di fuori del cerchio di persone provenienti dai partiti. Proprio oggi cade il centesimo anniversario della nascita di Carlo Azeglio Ciampi: quando, nell’aprile del 1993, è stato eletto presidente del consiglio dei ministri era governatore della banca d’Italia, ma in seguito è diventato uno dei presidenti della Repubblica più amato dagli Italiani.

A questo punto, però, vorrei chiarire una cosa: io non voglio fare il sostenitore di Conte piuttosto che di Monti, voglio solo affermare che una persona che occupa alte cariche nello stato non deve essere denigrata solo perché non è stato eletto, ma deve essere giudicata solo per i suoi risultati. Mi è, inoltre, evidente che nessuna personalità può gestire per lungo termine alte cariche di governo, senza avere un appoggio popolare. Il dittatore della repubblica romana tornava al suo campicello dopo la guerra vittoriosa (come forse avrebbe dovuto fare Monti).

Un’altra cosa che sento affermare spesso, e su cui sono in gran parte d’accordo, è il basso livello della nostra classe dirigente politica (e, aggiungerei io, anche non politica). Sempre riferendomi alla repubblica romana antica, il governo dell’Urbe era affidato ai senatori, personaggi ritenuti di alta capacità e moralità, ma ad essi si affiancavano i tribuni del popolo, portatori delle istanze dei cittadini; le decisioni del Senato non potevano prescindere dalle richieste del tribuni. In realtà, in maniera non ufficiale,nei primi decenni della Repubblica Italiana esistevano i senatori, presentati dai partiti e formalmente eletti dal popolo, ed i grandi elettori, che andavano alla ricerca dei voti fra la gente e riportavano il sentire del popolo a coloro che poi si sarebbero presentati alle elezioni. Questo meccanismo è quasi completamente scomparso negli ultimi decenni sia a causa della disgregazione dei partiti tradizionali, che per il forte impatto dei media di massa. Oggi esistono delle figure accostabili agli antichi senatori romani; sono i senatori a vita nominati dal presidente della repubblica per meriti speciali verso la nazione. In passato qualche forza politica ne aveva chiesto l’abolizione, ma io invece preferirei che il loro numero aumentasse, anche perché le loro decisioni possono influire solo sui risultati di una delle due camere.

Beh, il Covid ha influito sulle mie capacità di attenzione e resistenza, la scrittura di questa semplice nota mi ha stancato parecchio per cui la chiudo qui.

Pietro Immordino



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