Moncalieri, 04 marzo 2022

Il gatto nell’angolo

Putin ha preso una decisione esecrabile ed ha attaccato l’Ucraina, il suo gesto ha suscitato un quasi unanime deciso rigetto in gran parte del mondo. Su questo non avrei niente da aggiungere se non fossi abituato a guardare i particolari, che spesso vengono ritenuti secondari anche se in realtà potrebbero essere i principali.

Non voglio certo fare un’analisi del perché e come si sia giunto a questo punto, analisi ampiamente fatta da molti, anche con qualche discrepanza in alcuni commenti fra l’esecrazione e il giudizio sugli antefatti. Quello che voglio è esaminare alcuni eventi così come ci sono stati presentati dai media e giungere ad una conclusione che riguarda il nostro interesse, come Italiani e come Europei.

Comincerò a parlare dell’andamento della guerra in campo: i primi giorni è andata avanti a bassissima intensità, con un numero di morti fra gli Ucraini molto basso (intendiamoci, ogni vita tolta ad un essere umano, alla sua famiglia, al suo entourage è un delitto non giustificabile, ma quello che ho detto mi serve solo per far capire il mi ragionamento seguente). Man mano che la guerra è andata avanti l’intensità dell’azione delle truppe è aumentata considerevolmente, con distruzioni e morti in numero sempre più elevati: sembra quasi che l’ armata russa più resistenza incontra più alza il tiro. Gli esperti di cose militari affermano all’unanimità che la sorte della guerra è già segnata in partenza, quindi quanto più dura questa guerra tanto più alto sarà il tributo pagato dagli Ucraini, in termini di vite umane e distruzioni. In questa situazione che senso ha fornire armi agli Ucraini, senza, peraltro, sapere in che mano andranno in ultimo a finire? Quest’ultima osservazione non è mia, ma non mi sembra totalmente priva di fondamento. Inoltre, ritengo che fornire delle armi ad una nazione in guerra con un altra sia un’azione molto vicina alla dichiarazione di guerra a quest’ultima.

Oggi abbiamo assistito anche alla conquista russa di una centrale atomica, non senza qualche rischio per l’integrità della stessa; un collasso di questa centrale, il cui tipo è fra i più pericolosi al mondo, avrebbe portato danni enormi all’Ucraina, all’Europa ed alla stesse Russia. Putin ha più volte minacciato il ricorso all’arma nucleare contro chi avesse fatto gesti ostili nei sui confronti. Il rischio nucleare è così grande che ogni sforzo per evitarlo va preso in seria considerazione.

I colloqui fra le parti sono iniziati, ma, a detta quasi unanime, difficilmente porteranno a qualche risultato utile, troppo lontane le posizioni fra le due parti.. L’altra sera sentivo Di Battista (persona solitamente molto lontana dal mio modo di pensare) che affermava che occorre in ogni caso intavolare un colloquio fra l’Unione Europea e Putin e proponeva di utilizzare per questa necessità Angela Merkel, che a lungo ha avuto rapporti con lo zar russo. Non so se la persona adatta allo scopo sia la Merkel (io potrei pensare a Berlusconi in virtù della sua vecchia amicizia con Putin, certo come diceva Montanelli “turandomi il naso), ma ogni sforzo per tentare di intavolare un colloquio col capo del Cremlino va in ogni modo fatto.

Mi sfugge quale sia lo scopo finale di tutte le azioni intraprese contro la Russia: se la motivazione è stata quella di costringere ad un tavolo di trattativa Putin, bene: vediamo ora come e con chi intavolare la trattativa. Temo, però, che nella testa di molti politici ci sia l’idea di mettere alle strette Putin, provocando sommovimenti interni in Russia o costringendolo ad una guerriglia in Ucraina. Non so se sia una cosa possibile scatenare una rivolta in Russia contro Putin, anche se lo ritengo poco possibile, visti i precedenti storici che dimostrano la fedeltà dei Russi al loro capo, quando debbono scegliere fra lui e lo straniero; in ogni caso non è affatto detto che in questo caso la situazione in Russia, e nel contesto dei paesi circostanti, migliori nei riguardi degli Europei (vedi caso Libia). In caso di guerriglia di lunga durata in Ucraina le conseguenze per l’Europa sarebbero enormi in termini di profughi da accogliere, in termini economici (per quanto tempo resteranno aperti i rubinetti del gas russo?) e in termini di esportazione di terrorismo.

Quando ero giovane, un mio zio molto esperto di animali mi diceva sempre di stare attento a che il suo cane inseguendo un gatto non lo chiudesse in un angolo: a quel punto il gatto si sarebbe lanciato agli occhi del cane per danneggiarlo il più possibile, a costo di rimetterci la vita.

Pietro Immordino



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