Moncalieri, 14 apr. 2013

....in gran tempesta.

Voglio approfondire in questa nota quanto detto nella mia del 06 u.s. riguardo alla situazione politica, allargando un poco lo sguardo alla situazione sociale e alla storia del nostro paese. Ho intenzione di esprimere alcune idee politically incorrect, o, per dirla in maniera più povera ma più comprensibile, cose che non mi potrei permettere di esprimere pubblicamente se fossi politicamente (partiticamente) impegnato. Peraltro lo scopo di questo sito è, appunto, quello di permettere a me e a chiunque altro lo desideri, di potere esprimere riflessivamente e in libertà le proprie idee, tentando di non offendere le idee altrui.

Per prima cosa rilevo l'uso frequentissimo dell'espressione "popolo sovrano", con seguiti del tipo "il popolo ha sempre ragione" e simili. Ora, che il popolo sia sovrano nelle urne è lapalissiano in democrazia e non vedo la necessità di ricordarlo ad ogni piè sospinto: a meno che chi fa questo non voglia blandirlo, questo popolo, ed infinocchiarlo; pertanto io diffido da chi troppo spesso lusinga e appare troppo disponibile. Un notissimo proverbio dice: quando il diavolo ti accarezza vuole l'anima. Bene, se non è il diavolo a lusingarmi forse banalmente vuole il mio voto, magari non meritandolo.

"Il popolo ha sempre ragione"; anche per questa un'affermazione vale quanto detto prima, ma vorrei aggiungere altre osservazioni. La maggior parte delle persone non hanno altro modo, per formarsi un'opinione su un qualsiasi argomento, che seguire i media, web compreso, e/o fidarsi di persone ritenute oneste e competenti. In un mondo in cui i media, web compreso, sono manipolabili da chi ha il potere, specialmente quello economico, è facile essere sviati, specie se non si la possibilità, il tempo, la cultura per approfondire gli argomenti. Inoltre la partitica ha profondamente inciso sul mondo delle professioni e delle competenze, per cui è sempre più difficile avere certezze circa la competenza e l'affidabilità degli appartenenti alle presunte élite tecniche, scientifiche, manageriali e, naturalmente, partitiche.* Ancora, anche i popoli prendono le loro cantonate ed è compito delle élite avversare certe tendenze. Coloro che avversarono il fascismo ed il nazismo nella loro fase nascente, quanto certamente questi fenomeni avevano un forte appoggio popolare, dovrebbero definirsi antidemocratici?.

Ma veniamo alle vicende attuali. Il problema più grande per la democrazia italiana è certamente stato la partitica*, ma, a ben pensarci, non è immediato capire come l'occupazione di ogni spazio di potere da parte dei partiti non abbia già da molti anni creato un grande movimento unitario atto al cambiamento di questo aberrante stato di cose e solo di recente si è consolidato a questo scopo il M5S; perché il M5S è riuscito nell'intento e tutte le altre manifestazioni della società civile che ci hanno provato hanno fallito?

Non è facile dare una risposta a questa domanda, ma l'unica cosa che mi viene in mente non è certo lusinghiera per la società italiana. Se ripercorriamo la storia dei partiti notiamo la presenza continua di diaspore, specialmente nella sinistra. Sembra quasi che nella politica italiana ci sia una forte difficoltà ad accettare la dinamica democratica all'interno del partito: la componente messa in minoranza si separa e fonda un nuovo partito, invece di accettare le decisione prese a maggioranza e continuare a battersi per cambiare la linea del partito. E che dire poi della continua nascita di nuovi partiti, che in questi ultimi anni spesso hanno avuto come bandiera una persona fisica, piuttosto che una linea ideologica? C'è una difficoltà evidente nella società italiana a riconoscersi in un'ideologia di base, a formare gruppo comune. Probabilmente a questo andazzo non è estraneo un certo individualismo narcisistico.

Per questo motivo gli unici nuovi partiti che hanno avuto successo sono nati per volere di un leader fortemente carismatico e dotato di notevoli mezzi di comunicazione (Pdl e M5S, come esempio lampante). Tutti gli altri gruppi nati in diversi tempi e diverse località con lo scopo di sconfiggere la partitocrazia non sono mai riusciti a coagularsi in un unico e duraturo movimento a carattere nazionale.

Alla luce di quanto ho detto prima si può tentare di capire perché un consistente numero di Italiani, pur capaci e con le idee chiare, non abbia trovato di meglio che accodarsi a Grillo e Casaleggio, restando imbrigliati in un gioco dalla difficile soluzione. Essi non hanno avuto la capacità e la volontà di costituire autonomamente una leadership collettiva e si sono consegnati ad un leader, che, in effetti, detiene la proprietà del partito. Si badi bene, io apprezzo l'azione di rottura effettuata da Grillo e penso che senza tale azione la partitica avrebbe probabilmente continuato ad esercitare senza modifiche il suo potere ancora per parecchi anni, con esiti imprevedibili. Penso anche, però, che le rivoluzioni non debbano avere come unico scopo quello di sfasciare l'esistente, pena il caos. L'azione di rottura deve essere accompagnata da un attento esame delle cose buone esistenti da salvaguardare e da accorte proposte per un'evoluzione senza troppi traumi, onde evitare ulteriori pesanti conseguenze, che come sempre ricadrebbero sulla parte più debole della popolazione.

Ho la speranza che la parte più sana e consapevole degli eletti nel M5S riesca ad assumere la consapevolezza del proprio ruolo decisivo e a costituire gruppo compatto e realmente autonomo. Non auspico fughe verso altri partiti o scissioni, secondo le peggiori consuetudini ricordate prima, ma una sana dialettica interna che faccia emergere le capacità migliori, senza fughe all'esterno delle minoranze dissenzienti. Del resto in Sicilia il M5S è pur riuscito a garantire una governabilità; perché non dovrebbe riuscire sul piano nazionale? Mi rendo conto che in questo caso le difficoltà sono certamente maggiori, ma non credo che ci sia altro modo per uscire dalla gran tempesta, quindi, per piacere, provate!

 Pietro Immordino

*a proposito di questa osservazione ved. Democrazia difficile

 

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