Moncalieri, 3 giugno 2013

Giù le mani

Vogliono cambiare la Costituzione: pazzesco!

Un parlamento composto da persone cooptate dalla dirigenza dei loro partiti e che non riesce a deliberare in maniera seria su alcuno dei problemi contingenti, un parlamento che dibatte costantemente su IMU si o IMU no, e nel dubbio rinvia anche questa decisione, un parlamento che non riesce a mettersi d'accordo praticamente su nulla e che ha espresso una maggioranza anomala, questo parlamento dovrebbe mettersi d'accordo per modificare in maniera decente l'atto fondamentale della Repubblica.

Ma perché cambiare la Costituzione? Piccoli ritocchi possono certo essere fatti, ma non in questa situazione politica, per adeguarla ai tempi mutati, ma l'impianto fondamentale deve essere rigorosamente conservato. Appellarsi alle Costituzioni di altri paesi è una scappatoia che non trova alcun riscontro nella realtà. La Francia ha prodotto la Rivoluzione (ricordate "libertè, egalitè, fraternitè"?) ben prima che nascesse lo Stato Italiano e non ha avuto un ventennio fascista. Il semipresidenzialismo alla francese calato qui da noi sarebbe un disastro: immaginate, per esempio, Berlusconi presidente con un parlamento a maggioranza di sinistra? Non vedo alcun serio motivo per effettuare i cambiamenti drastici di cui si ciancia.

Ma allora perché tutto questo accanimento del PdL sulla questione? Di fondo c'è evidentemente la speranza di Berlusconi di potere rivestire lui la carica, sì da tirarsi fuori da tutti i suoi guai e potere soddisfare la sua brama di potere, ma certamente c'è anche come motivo contingente la necessità di evitare il cambiamento della legge elettorale, cambiamento che dovrebbe consentire ai cittadini di scegliere finalmente i propri rappresentanti. Questo spiega anche la mancanza di una forte risposta negativa del PD alla proposta. Ma anche il M5S non sta facendo una battaglia costante e seria sull'argomento: meglio occuparsi della Gabanelli e di Floris. Evidentemente a tutti i leader di partito conviene l'attuale legge elettorale, che consente loro di far eleggere un parlamento composto essenzialmente da loro uomini di fiducia. Né le primarie possono certo risolvere il problema: è evidente, per esempio, come le primarie on line del M5S non abbiano certo selezionato candidati graditi alla maggior parte degli elettori, sia per lo scarso numero di partecipanti che per le modalità di svolgimento.

In questo quadro la più semplice e fattibile delle proposte, il ritorno al Mattarellum, se pur timidamente avanzata da qualcuno, viene sistematicamente affossata, con motivazioni spesso speciose. Eppure probabilmente questa sarebbe l'unica via decente per uscire dalla situazione attuale. Invece di perdersi dietro ipotetiche modifiche alla Costituzione, conviene al paese che l'attuale maggioranza voti l'abolizione del Porcellum, alcune leggi economiche indispensabili e su cui si sia un accordo già fin dall'inizio fra PD e PdL e poi si torni rapidamente alle urne.

La nostra Costituzione è nata in un momento di grande fervore ideale, in cui forze pesantemente contrapposte hanno saputo esprimere il meglio dei loro uomini per accordarsi su una legge fondamentale che tutelasse i diritti di tutti. Gli attuali dirigenti dei partiti sono alla stessa altezza morale, intellettuale e di volontà per modificare il prodotto di quel particolare momento? Ma perché poi? La Costituzione ha resistito con efficacia agli aspri scontri del dopoguerra fra comunisti e democristiani, agli scontri, che qualcuno ha definito meno seri, della cosiddetta seconda repubblica fra anticomunisti, che lottavano contro un comunismo che non esiste più, e antiberlusconiani, che lottavano a senso alternato contro un uomo, spesso trascurando le motivazioni di fondo che avevano portato quell'uomo al potere. Ha anche consentito ad un ottimo Presidente della Repubblica di potere incidere sulla situazione politica senza travalicare i limiti costituzionali. Quest'ultimo fatto viene stranamente additato da parte di qualcuno come un difetto e non un pregio della Costituzione, che si è invece, ancora una volta, dimostrata indispensabile nei momenti critici.

Insomma, invece di tentare di rimediare alle loro manchevolezze e di affrontare con serietà i problemi contingenti, si vuole porre mano nel momento peggiore alla modifica di una Legge che ha con successo garantito la convivenza civile nel nostro paese per tre generazioni: giù le mani!

Pietro Immordino

 

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