Moncalieri, 5 ottobre 2013

Migranti

La tragedia in mare dei giorni scorsi a Lampedusa porta sotto i riflettori dell'opinione pubblica l'incapacità della politica attuale di risolvere i grandi problemi efficacemente e con una visione di lungo termine.

Davanti ad una tragedia di così grandi proporzioni è naturale che si levino alte e commosse grida per richiedere che fatti di questo genere non accadano più e che queste grida vengano almeno in parte recepite dalle autorità politiche. A parte le voci, a volte fuori dalla realtà, di alcuni leghisti, prevalentemente si sente parlare di favorire il trasferimento dei profughi dai loro paesi all'Italia o all'Europa. L'espressione "corridoi umanitari" suona certo assai bene, ma vorrei vederla tradotta in possibilità, costi, e tempi di questi trasferimenti. Andare a prelevare una grossa quantità di uomini, donne, bambini in zone di guerra, o comunque ad alta turbolenza, non mi sembra cosa né facile, né economica, né sicura. Senza contare che tale operazione dovrebbe avere l'approvazione delle popolazioni locali. Insomma vorrei chiarito meglio cosa significa esattamente "corridoi umanitari" e per quali paesi si intende crearli.

Ma, come dicevo prima, la vera questione è che questo problema non è stato affrontato fin dall'inizio, quando era ancora di proporzioni limitate, e con una visione di lungo termine e, magari, con intendimenti e azioni veramente comuni per tutta l'Europa. C'è stato chi voleva rimandare tutti indietro e chi voleva accogliere tutti, chi riteneva gli immigrati una sciagura e chi un'occasione, chi li sfruttava in nero per i propri interessi e chi li aiutava disinteressatamente. Compito della politica (oddio ricado nell'utopia) dovrebbe essere di mediare fra le varie opinioni ed indirizzarle, per risolvere il problema in maniera efficace e duratura.

Non ho certo in tasca la soluzione di questo immane problema, ma credo che si possano tracciare alcune linee guida, utili per la soluzione o, per lo meno, per il contenimento delle conseguenze del fenomeno.

Come prima osservazione credo che sia opportuno focalizzare il fatto che la stragrande maggioranza dei migranti non arriva fino a noi autonomamente, ma trasportata, anche attraverso molti paesi, da organizzazioni criminali internazionali. E' su tali organizzazioni che bisogna effettuare una forte pressione perché senza di esse non potrebbero accadere tragedie di proporzioni simili a quella accaduta a Lampedusa. Ho citato per primo questi interventi ben conoscendo la difficoltà e quasi l'incapacità di molti paesi ad intervenire sulle grandi organizzazioni criminali, ma qualcosa, specie in termine di accordi internazionali, è certo possibile fare. Ma anche qui la politica arriva in ritardo; la tratta ha già dimensioni gigantesche e combatterla è veramente difficile. Se la politica fosse intervenuta con lungimiranza a suo tempo per fermare con decisione i mercanti di uomini (e donne e bambini), le cose sarebbero state molto più facili; a tal proposito ved. " Riflettete gente, riflettete..". Cito non a caso questo articolo, perché anche oggi la navi che trasportano "merce umana" sembrano, con qualche rara eccezione, inafferabili.

Una seconda osservazione è relativa alla dimensione degli interventi che vogliamo mettere in opera e alla volontà (vera) di darvi corso. Quale forza politica in questo momento si sente di destinare somme rilevanti alla questione in oggetto e che probabilità avrebbe di fare accettare all'elettorato una simile operazione? Sotto la spinta dell'emozione della tragedia, sembra che molti siano disponibili a fare qualcosa, ma poi? Per banalizzare il problema, io posso aiutare qualche bisognoso ogni tanto, ma se provassi ad aiutare tutti quelli che hanno bisogno andrei in rovina io , senza risolvere il problema di nessuno di loro; un mio amico ha offerto una sua casupola di campagna gratis ad un migrante, ma non accoglie a casa sua tutti i migranti che incontra, perché sicuramente così creerebbe una situazione invivibile per tutti. Non si tratta di cinismo o di indifferenza, si tratta di possibilità reali e concrete.

Ancora, è più difficile, costoso o caritatevole fermare o accogliere le masse di migranti; oppure tentare di trattenerle con aiuti economici (nel caso dei migranti per bisogno) o prodigandosi per fermare i conflitti ( nel caso dei profughi)? Ed, in ogni caso, verso quali dei numerosi paesi in crisi vanno indirizzati gli aiuti? Non sono certo scelte facili ed immediate, ma sono le scelte di fondo per governare il problema.

Spinto anch'io dall'emozione del momento, ho citato alla rinfusa, e senza soffermarmi molto sui singoli problemi, alcune considerazioni sull'argomento per mostrare come ancora una volta la nostra società sia incapace di affrontare i grandi problemi in modo preventivo, coordinato e lungimirante; speriamo solo che la tragedia di Lampedusa non sia solo un'occasione di passerelle mediatiche, ma che dia l'avvio, da parte dei nostri governanti, ad una seria analisi e a concrete azioni per almeno ridurre l'impatto del fenomeno.

Pietro Immordino

 

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