Moncalieri, 18 novembre 2013

Il caso Cancellieri

Il caso della ministro Cancellieri merita certo una riflessione un poco più attente rispetto ai casi di altri politici accusati più o meno ingiustamente.

La prima cosa che mi salta all'occhio in tutta questa vicenda è che nessuno, proprio nessuno, ha messo in dubbio la caratura istituzionale della ministra o la sua capacità di svolgere con competenza e correttezza il suo ministero. In un paese che negli ultimi anni ha espresso una classe politica spesso non all'altezza del suo compito, non mi pare che questo argomento sia una cosa trascurabile, ma viene generalmente liquidato come cappello iniziale di secondaria importanza rispetto alla vicenda in atto.

Ma veniamo alla vicenda. L'accusa che si muove alla Cancellieri è di avere telefonato ad una sua amica di vecchia data, assicurandole il suo interessamento per la concessione dei domiciliari alla figlia dell'amica, detenuta in carcere ed in stato di anoressia. Non risultano comportamenti istituzionalmente scorretti in seguito a questa telefonata, come già dichiarato della procura di Torino. In un secondo tempo, come conseguenza di indagini in corso da parte della Guardia di Finanza, è sorto un dubbio sulla veridicità delle dichiarazioni della ministra alla procura: si sarebbe trattato, a quanto posso capire dalle notizie fornite dai media, del fatto che la Cancellieri, durante il suo interrogatorio, ha fatto cenno ad un messaggino ricevuto da Antonino Ligresti, dichiarando nel contempo di averlo contattato, senza specificare di avergli telefonato. Se una persona può essere incriminata per questo, non credo che vi siano molti che hanno reso dichiarazioni davanti alla magistratura che si possano sentire tranquilli.

Mi pare a questo punto che sollevare un simile polverone per un caso simile sia non solo assolutamente esagerato, ma che tale comportamento giovi ai politici che veramente hanno atteggiamenti istituzionalmente e penalmente pesantemente scorretti. I Romani dicevano "summum ius summa iniuria", intentendo con questo che l'applicazione della legge oltre le finalità a cui la legge deve tendere serve solo a renderla inaccettabile e quindi di difficile applicazione anche quando essa è necessaria. Per esprimermi in altro modo, se tutti possono essere colpevoli, nessuno è colpevole; penso che la maggior parte dei cittadini italiani si sarebbero comportati in maniera analoga in un caso simile: la Cancellieri è una ministra, ma è anche una donna e, fino a quando non travalica i confini della legge, i suoi comportamenti non sono censurabili.

Ma a chi serve sollevare il polverone? Penso che vi siano principalmente due categorie di persone interessate a gonfiare la vicenda, nella speranza di ottenerne vantaggi. La prima è quella di coloro che hanno abusato pesantemente ed in dispregio della legge del proprio potere; costoro perseguono la logica del "tutti colpevoli, nessun colpevole", logica espressa più volte in passato; così fan tutti e quindi il comportamento è lecito, indipendentemente dalla reale gravità e consistenza. La seconda categoria è costituita da coloro che cavalcano l'onda del momento, dell'antipolitica e del pseudo-moralismo, di quelli, cioè, che pensano di poter ottenere un immediato ritorno di popolarità stigmatizzando qualunque atto che sia presentato come abuso della casta. Chi mi legge penso potrà individuare facilmente gli appartenenti alle due categorie.

Spero che prevalga la ragione e che una ministra che, come ho detto all'inizio, è da tutti ritenuta valida non venga rimossa e sostituita da qualcuno magari meno capace e con ben altri scheletri nell'armadio.

 Pietro Immordino

 

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