Moncalieri, 8 gennaio 2014

Ipocrisia

Il cittadino dovrebbe aspettarsi un comportamento della classe politica responsabile e coerente e, soprattutto, che le affermazioni siano corrispondenti alle azioni. Succede invece che in continuazione vengano fatte delle dichiarazioni immediatamente smentite dai fatti successivi. Parlerò nel seguito di due grandi problematiche che interessano profondamente la nostra società: l'automobile e l'edilizia.

Ogni anno, specialmente nel periodo invernale, le autorità locali, sindaci in testa, emettono dei provvedimenti limitativi della circolazione delle auto nelle città, a causa dell'inquinamento; si sente contemporaneamente parlare della necessità di favorire l'utilizzo dei mezzi pubblici di trasporto, che consentirebbe di limitare l'uso del mezzo privato. Bene, a questo punto sarebbe logico che i nostri politici indirizzassero i loro sforzi (e le risorse finanziarie disponibili) verso l'obiettivo della riduzione del traffico privato, invece.... Invece al primo segno di crisi della produzione automobilistica, da 40 anni a questa parte, si parla di come aumentare o mantenere il livello di produzione del settore automobilistico, magari con incentivi statali (soldi nostri). Non mi sfugge certo il dramma di quelli che in seguito ad una crisi di produzione perdono il posto di lavoro e necessitano di una protezione immediata, ma una classe dirigente cosciente del proprio ruolo dovrebbe essere capace di contemperare l'esigenza immediata della protezione dei più deboli con la visione più ampia dello sviluppo migliore per la comunità. Mi verrebbe qui il desiderio di parlare della nostra sudditanza ai modelli che ci vengono dagli Stati Uniti; ma è un discorso che mi porterebbe molto lontano, per cui mi limiterò a ricordare l'enorme differenza nella dimensione dei territori fra Italia e U.S. , Basta ricordare che, appunto in conseguenza degli spazi a disposizione, la diffusione del cavallo come mezzo di trasporto sia stata enormemente maggiore negli States rispetto all'Italia. E' comunque evidente che in Italia la quantità di auto vendute sarà al massimo limitata alla sostituzione di quelle rottamate e che, quindi, il mercato interno non potrà crescere oltre quel livello. La produzione del gruppo FIAT in Italia si sta, infatti, orientando verso modelli di alta gamma (Maserati, Ferrari, SUV Crysler) destinati in gran parte all'esportazione. Pare comunque logico pensare che non ci potrà mai più essere per il futuro un impatto occupazionale nel settore automobilistico neanche minimamente paragonabile a quello che si è avuto nel passato e che, quindi, una corretta politica industriale deve indirizzare i suoi sforzi in altri settori.

In ogni situazione di crisi si parla sempre di edilizia come mezzo per uscire dalle difficoltà. Anche qui è inapplicabile il modello States, già citato prima, in cui già fin dai tempi dei pionieri, si abbandonavano le città precedentemente costruite per crearne di nuove: è evidente che i nostri spazi non ci consentono simili soluzioni. E' pure evidente che in Italia si è costruiti troppo ( e male) in relazione alle esigenze abitative: le seconde case utilizzate una settimana all'anno e i grandi appartamenti nelle città inabitati o abitati da un solo anziano ne sono la prova evidente. C'è certo il problema di chi una casa non ce l'ha e non se la può permettere, ma questo non può servire come alibi per continuare a costruire immobili inutili e dannosi per l'ambiente. Anche qui non mi sfugge l'importanza della ripresa dell'edilizia per una ripresa generale del paese, ma l'edilizia si può far ripartire in altri modi, senza alcun nuovo consumo di territorio, ma anzi con un'attenta riqualificazione dell'ambiente e con attenzione al futuro. Basti pensare alla riqualificazione energetica, alla messa in sicurezza degli edifici pubblici, alla valorizzazione delle opere d'arte, ecc. Invece si continua a pensare a come consentire una cementificazione sempre più spinta del paese e questo, purtroppo, suscita notevole consenso nella popolazione. Solo un piccolo accenno alle motivazioni dell'affezione al mattone dell'italiano medio: storicamente l'acquisto di un appartamento è stato l'unico mezzo di investire i propri risparmi in modo stabile e semplice: non si contava tanto sul reddito immediato, ma sull'aumento del costo degli immobili. In virtù di tale propensione all'acquisto gli immobili, con qualche rara eccezione, hanno continuato ad aumentare di valore, anche in presenza di una scarsa utilizzazione degli stessi, ma questa valorizzazione rischia oggi di avere una brusca frenata. Gli esempi degli Stati Uniti e della Spagna mi sembrano difficilmente ripetibili in Italia, almeno nelle dimensioni, ma dovrebbero far riflettere chi investe in immobili.

A questo punto mi ripeto ancora una volta: una classe dirigente volitiva e capace non si deve limitare a cavalcare gli umori popolare del momento o, peggio, a parlare alla pancia della gente, ma deve essere in grado di elaborare piani strategici per il lungo termine e fare accettare tali piani alla maggioranza motivandoli in maniera corretta ed efficace.

 

Pietro Immordino

 

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