Moncalieri, 2016

Nizza: li fermeremo?

Naturalmente non si può che restare sgomenti di fronte alla insensata carneficina di Nizza, ma la ragione e la necessità di individuare una via di uscita impongono di esaminare quello che è successo con freddezza.

La tremenda strage apre scenari completamente nuovi al problema terroristico. Gli attentati di terrorismo organizzato, anche quando di dimensioni enormemente tragica, avevano due punti deboli: esigevano una preparazione lunga ed accurata ed erano soggetti a possibili controlli attraverso l’intelligence. Più volte mi ero chiesto perché il terrorismo si esprimesse in forme così sofisticate e complesse, quando la nostra società è talmente fragile che può essere attaccata con mezzi di uso comune e alla portata di tutti, quale quello utilizzato a Nizza. Probabilmente i sistemi sofisticati e l’alto livello di organizzazione vengono utilizzati dai gruppi terroristici come espressione di capacità e di potenza.

L’attentato di Nizza è un’altra cosa: è puro terrore, senza alcuno scopo di affermazione da parte di alcun gruppo, ma solo come abnorme ed irrazionale affermazione di una personalità deviata. Questo, purtroppo, ha solo delle ulteriori conseguenze negative per le nostre società occidentali.

Il primo effetto di un’azione efferata di questo tipo è certamente quella di aumentare l’insicurezza, in quanto crea la, purtroppo giusta, sensazione di potere essere colpiti in ogni luogo ed in ogni momento. Anche se l’attentato di Nizza è stato effettuato in un giorno simbolico per i Francesi, il 14 luglio – la presa della Bastiglia, ed in luogo particolarmente affollato di una grande città, in qualsiasi posto ed in qualsiasi momento ci potrebbe essere uno squilibrato che nella sua mente bacata pensa di potere divenire un eroe facendo strage dei consimili che gli stanno attorno.

Ma sto correndo troppo avanti, prima di avere esaminato il come ed il perché si sia arrivato a questo. Senza partire dalla sciagurata prima guerra del Golfo, che nessuno oggi giustifica, è nella nascita e, soprattutto, nella crescita dell’Isis (o Daesh, che dir si voglia) che vanno cercate le motivazioni di questa, come di altre stragi precedenti. All’inizio l’Isis era costituito da bande di assassini e predoni che giravano in alcune zone di Siria ed Iraq, senza alcuna reale organizzazione militare e senza forte presa al di fuori delle zone di operazione. Sarebbe bastata una piccola parte dell’aviazione usata contro la Jugoslavia, come ho già scritto, per fermarlo definitamente. Poi l’Isis ha conquistato territori e città, si è impadronito di fonti di finanziamento proprie (petrolio ed opere d’arte) ed è diventato più difficile da estirpare. La sua potenza militare è però rimasta molto ridotta: prima i Curdi, male armati e bombardati dai Turchi, e poi i Russi, con un contingente aereo molto ridotto, li hanno costretti in ritirata.

In ritirata,già, ma sul piano militare nei luoghi di Daesh. Nel frattempo, sciaguratamente, la triste fama dell’Isis vincente aveva fatto il giro del mondo e una moltitudine di sciagurati vi si riconosceva, anche quando di religione musulmana non ne masticava proprio. Alla fine molti pazzoidi hanno cominciato ad assaporare l’idea di diventare eroi attraverso gesti di eclatante e ributtante ferocia. A questo punto Isis, integralismo musulmano, ribellione sociale sono certo sullo sfondo, ma molto, molto sfumati. Migliaia, o forse molti di più, di mattoidi,mentalmente deviati per motivi vari, intravedono nell’azione eclatante un modo di affermazione del proprio ego anormale. Questo è il caso, secondo me, dell’attentatore di Nizza.

Oggi penso che sia veramente difficile bloccare rapidamente e definitamente, come tutti vorremmo, questa forma di terrorismo anomalo, che trova anche nutrimento nella necessaria e dovuta amplificazione che i media fanno degli sciagurati attentati; ma forse i media potrebbero contribuire ad un ridimensionamento del problema, evitando di dare notizie non esatte, che ingigantiscono la portata dei fatti.

Ieri sera, per esempio, le prime notizie parlavano di un commando di più persone, che aveva sparato sulla folla e sui poliziotti e che poi aveva preso degli ostaggi; tutte notizie rivelatesi poi false. un’altra cosa che ad oggi non ha alcuna conferma è che l’attentare sia legato a gruppi terroristici organizzati; anzi, le ultime notizie lo danno come un piccolo delinquente dissociato, senza alcun legame religioso o terroristico.

L’azione principale per ridurre i gesti di emulazione è una rapida sconfitto militare dell’Isis; questo avrebbe due scopi: diminuire il potere di attrazione verso questa organizzazione e bloccare la propaganda, i finanziamenti e le forniture di armi dirette. Certo, lo sappiamo, è un’azione provvisoria, perché quasi certamente nascerebbe un’altra organizzazione con scopi analoghi, data l’attuale situazione mondiale; ma non possiamo certo aspettare un’improbabile definitiva sconfitta del terrorismo senza fare nulla. Ma agli Stati Uniti pare che la cosa non interessi e l’Europa….

Pietro Immordino

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