Moncalieri, 15 settembre 2018

Presto e bene….

Ieri si è commemorata a Genova, ad un mese dalla sciagura,la caduta del ponte Morandi. Io, come in altre occasioni, tento di vedere le cose da “marziano”, cioè da persona che vuole evitare di essere manipolata attraverso luoghi comuni e facili soluzioni populiste.

La cosa che mi ha colpito di più in questa vicenda fin dall’inizio è stata l’immediata ricerca del colpevole, prima ancora di avere fatta persino una ipotesi di causa del cedimento del ponte. C’era un vecchio decalogo ironico, che circolava nelle aziende, che al suo primo punto declinava: “Individuazione del colpevole”. Pare che a quel decalogo si siano ispirati i nostri governanti in questa vicenda.

Ad oggi non è stata fatta alcuna motivata ipotesi sulle cause che hanno portato alla caduta del ponte; si è solo parlato genericamente di stralli usurati e di mancata manutenzione da parte del gestore. Naturalmente, come in tutte le sciagure di dimensioni notevoli, esce fuori un mucchio di persone che la caduta del ponte avevano previsto e che non erano state ascoltate; io penso che si si fa una ricerca su qualsiasi opera umana o su qualsiasi situazione ambientale, si troveranno sempre delle persone che prevedono disastri; con quanta competenza e quanta affidabilità non so.

Alcune osservazioni mi sono venute spontanee osservando le immagini che hanno mostrato i media nell’immediatezza del disastro. La prima cosa che non mi ha convinto è l’ipotesi del cedimento di uno strallo, perché questa circostanza avrebbe portato allo svergolamento della porzione di ponte interessata ed alla caduta della stessa lontano dalla verticale della sua posizione iniziale. La caduta delle porzioni di ponte interessate, a quando ho potuto vedere dalle immagini mostrate, è stata verticale; nel caso di rottura degli stralli questo sarebbe potuto capitare solo per una assai improbabile rottura contemporanea dei quattro stralli. La caduta pressoché verticale del ponte è più facilmente attribuibile, per quello che ho potuto vedere io, al cedimento del pilone centrale. Inoltre, pare che nessuno abbia messo in relazione il forte bagliore in prossimità del ponte con la contemporanea caduta dello stesso.

Si badi bene, io non ho alcuna pretesa di avere trovato o di avere escluso cause della caduta del ponte, quello che ho voluto dimostrare è che prima di cercare colpevoli sarebbe stato meglio accertare le cause.

Ancora più strana, e pretestuosa, mi è sembrata la ventilata ipotesi di nazionalizzare le autostrade oggi private. Ho pensato subito alle peripezie subite in Sicilia viaggiando sulle autostrade gestite dall’ANAS e mi sono venuti i sudori freddi al pensiero che autostrade come quella “del sole” o la Torino-Milano siano gestite dal pubblico. Beninteso, non penso che i privati che gestiscono le autostrade siano mossi dal desiderio di fare il bene pubblico, ma, come tutti quelli che fanno impresa, vogliono ricavare il massimo possibile dai loro investimenti. Il punto è che i privati sono in genere meglio organizzati ed hanno migliori capacità di gestione; inoltre, se il pubblico non riesce neppure a controllare i privati a cui affida le gestioni, come può pretendere di sostituirsi efficacemente ad essi?

In astratto sarebbe meglio che tutte le grandi infrastrutture (strade, autostrade, linee telefoniche ed informatiche, acquedotti, ecc.) fossero gestite da enti pubblici, ma questo urta contro l’evidente incapacità del nostro stato di governare i processi relativi. Per andare in questa direzione la prima cosa da fare sarebbe una riforma dello stato profonda, non facile e non breve. E questo urta contro il “tutto e subito” che sembra essere il desiderio della gente e contro le promesse, difficili da mantenere, di chi vuole (ed hoimè ottiene) voti facili e numerosi. Di questo problema ho già parlato più volte in passato (per es. in “I limiti della democrazia”) e quindi non voglio aggiungere altro.

Comunque, anche in questo caso aspetto la conclusione della vicenda; se effettivamente il governo riuscirà a ricostruire in fretta e bene il ponte e a gestire il rapporto con Atlantia in maniera veramente congeniale agli interessi degli Italiani, dovrò ritornare sulle mie convinzioni; ma non credo che sia possibile per lo Stato assumersi l’onere della gestione delle autostrade con benefici per la collettività, né sarebbe facile trovare un altro gruppo privato che sostituisca efficacemente Atlantia.

Pietro Immordino

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