Moncalieri, 9 marzo 2022

La riforma del catasto

Forse non è proprio il momento di occuparsi di scaramucce fra i partiti per una questione che io definirei “lunare”, tanto mi sembrano strane le opposizioni a un disegno di legge che mi pare proceda in una direzione ineccepibile. Ma può darsi che io non abbia capito niente di quello che il governo sta tentando di fare…

Il disegno di legge prevede di modernizzare il catasto e rendere le risultanze catastali più aderenti allo stato di fatto: mi pare che non ci possano essere obiezioni sensate a queste linee generali, ma il diavolo, come sempre, mette la coda nei particolari. Di questi particolari parlerò dopo, ma prima mi preme fare un cenno a una circostanza che mi pare alquanto strana.

Quanto vendiamo o compriamo un immobile noi dobbiamo recarci da un notaio, che attesta il passaggio di proprietà e lo stato di fatto dell’immobile; provvede anche alle variazioni catastali. Tutto bene fin qui; il problema è però che le risultanze catastali non sono probanti: se in catasto, per esempio, risulta una certa pianta del mio immobile, io posso contestarla e farla modificare sulla base di un atto notarile in mie mani. In altre parole, l’atto di un privato, il notaio, fa testo rispetto alla risultanza di un ente pubblico, il catasto. Questo purtroppo trova spiegazione nel fatto che abbastanza spesso il catasto ha compiuto errori ed omissioni.

Ritornando al disegno di legge, evidentemente si tenta di rendere il catasto più affidabile; ma veniamo ai particolari che rendono indigesta la faccenda ad alcuni. Uno degli obiettivi del progetto è quello di rendere i valori catastali coerenti col valore attuale effettivo di un immobile; il governo ha dichiarato che questa azione non porterà ad alcuna variazione del carico fiscale totale gravante sui contribuenti; quest’ultima è una legittima scelta del governo. In aggiunta, però, il premier ha dichiarato che non ci sarà nessun aggravio per nessuno; questo mi pare assurdo ed anche, forse, incostituzionale. Tassare o meno un bene, fissare le aliquote e le eventuali esenzioni è il compito del governo, ma la tassa applicata non può che essere commisurata al valore della proprietà tassata. Inoltre, se il carico fiscale totale resta invariato e nessuno paga di più, nessuno pure paga di meno. Questo mi pare ingiusto per chi possiede vecchie case degradate, ed in Italia ce ne sono tante, e paga in base a valori catastali assolutamente non più coerenti con il valore attuale dell’immobile. Questa situazione è presente largamente nel paese e riguarda specialmente quelle zone che sono state oggetto di forte emigrazione.

Ma i possessori di case il cui valore è sottovalutato, e qualche volta pesantemente, dal catasto sono già in allarme e fanno sentire la loro voce; quelli che avrebbero, forse, da guadagnare da un catasto più equo e giusto quasi non si notano.

A difesa del fatto che non vanno aumentate a nessuno le tasse sugli immobili posseduti, alcuni hanno portato all’attenzione il caso del proprietari di un alloggio che nel lungo temine (40 o 50 anni) si è rivalutato in seguito alla sua posizione, mentre il proprietario è rimasto nelle condizioni di reddito iniziale. Su questo è facile fare due osservazioni: la prima, di carattere generale, è che un aggravio effettivo delle tasse sulla case non riguarderebbe la prima casa; ammenoché non sia una casa di lusso, nel qual caso il proprietario non dovrebbe essere un indigente, ed, in ogni caso, possiede un bene di alto valore su cui contare. Nel caso di immobili dati in locazione, l’affitto percepito è, in genere, commisurato al valore effettivo dell’immobile stesso; questo vale anche per le altre cessioni temporanee di immobili a titolo oneroso.

Indipendentemente dal problema dei valori catastali, mi pare assurdo che una stato abbia un così basso controllo del territorio da non avere contezza di una moltitudine di fabbricati effettivamente esistenti. In soli tre anni, dal 2007 al 2009, l’Agenzia del Territorio ha scoperto 2 milioni di immobili sconosciuti al catasto.

Concludendo, mi pare assurdo che ci siano forze politiche che si oppongono ad una riforma del catasto che consenta di ottenere dati più precisi e rispondenti alla realtà di fatto delle proprietà immobiliari. Se questo è un inizio, non vedo alcuna prospettiva per una riforma fiscale valida ed equa, visto che chi ha tanti soldi, magari non perfettamente leciti, trova sempre la sponda politica per bloccare ogni riforma efficace.

Pietro Immordino



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