Moncalieri, 6 maggio 2013

... non donna di provincia.

Bene, si fa per dire, è stato eletto il Presidente della Repubblica; anzi è stato rieletto contro il suo espresso parere Giorgio Napolitano, messo in una condizione formale tale da non potersi sottrarre ad un compito che aveva ritenuto troppo oneroso per sè stesso, data l' età avanzata.

Non voglio certo mettere in dubbio la personalità di Napolitano, che ha dimostrato capacità politiche ben al di sopra degli altri nostri rappresentanti e che è diventato una scelta obbligata per l'incapacità, la carenza di senso dello stato e lo spirito di bottega della maggioranza di coloro che dovevano eleggere la massima carica dello nazione. Non è di questo che voglio trattare oggi, ma delle conseguenze che questa elezione sul quadro politico (partitico) nazionale, se pur si possa parlare oggi di politica e di partiti.

La rielezione di Napolitano ha, innanzitutto, tagliato completamente i fili di un possibile accordo fra PD e M5S; come ho già scritto in altra nota, L'elezione del capo dello stato, il M5S aveva fatto intravedere un barlume di possibile trattativa, se il PD avesse accettato il suo candidato alla presidenza, Rodotà, candidato che incomprensibilmente non è neppure stato preso in considerazione dal PD; eppure si trattava di un candidato rispettabilissimo e certamente appartenente all'area della sinistra.

In questo quadro a Napolitano non è restata altra scelta che riproporre, nella sostanza, un governo simile a quello dimissionario, ma in un quadro partitico ben diverso da quello in cui si era formato il governo Monti. Allora il Pdl era allo sbando, con il suo leader in forte difficoltà, e il PD, in forte crescita di consensi, veniva unanimamente indicato come vincitore, nel caso di elezioni immediate. Oggi la situazione si è completamente rovesciata, con il Pdl in pole position e il suo leader all'attacco e il PD in stato confusionale; con l'aggiunta dell'incognita Grillo.

Ma perché si è arrivati a questo punto e quali sono i possibili sbocchi della situazione attuale? A mio parere lo stato attuale dell'Italia è conseguenza di un lungo processo di deterioramento, che dura già da molti decenni, a cui ho già accennato in un mio scritto precedente, Democrazia difficile, che vorrei approfondire e arricchire ora.

Nel prosieguo sarò ancora una volta politically incorrect, ma come è bello potere esprimere la propria opinione senza doversi preoccupare se questa non è gradita a qualcuno!

Per prima cosa vorrei esaminare i fenomeni che sono stati insieme causa ed effetto del berlusconismo. Infatti Berlusconi non è certo nato dal nulla, ma ha sfruttato ed insieme favorito un insieme di aspirazioni, sentimenti e antiche paure presenti nel paese.

Continua ad essere presente in Italia una fascia non piccola di popolazione, per lo più di età avanzata, a cui la parola "comunismo" fa ancora paura, anche dopo che il cosiddetto "comunismo reale" è praticamente scomparso dalla faccia della terra; a questa fascia della popolazione occhieggia con assiduità Berlusconi. Bisogna però notare la sua notevole abilità (e possibilità) di comunicazione, poiché ha fatto accettare alla sua gente che il PD è un partito di comunisti, mentre, per esempio, Ferrara e Bondi non vengono dai più accostati minimamente al loro passato comunista. Voglio ancora fare notare che la continua ribalta mediatica offerta ai tanti partitini che si richiamano a valori comunisti tiene viva la preoccupazione in tal senso di una parte della popolazione.

Negli anni '60 e '70 del secolo scorso un insieme di fattori dovuti alla rapida crescita economica e allo spostamento interno di imponenti parti delle popolazione italiana hanno portato alla disgregazione di sistemi e valori d'origine; le classi dirigenti italiane, ben lungi dal proporre modelli di riferimento di alto valore morale, hanno anche esse dato spettacolo di dissolvimento etico e incapacità di rinnovamento; per cui oggi può capitare a tutti, come diverse volte è capitato a me, sentire delle ragazze che aspirano a fare le "olgettine"; sono le figlie e le nipoti dei giovani cresciute nel clima degli anni '60 e'70. Per inciso, voglio segnalare l'importanza dell'uso delle parole: troia, puttana, prostituta, escort sono tutte parole che individuano lo stesso tipo di donna, ma l'utilizzo dell'una o dell'altra parola denota atteggiamenti molto diversi nei confronti della prostituzione. I valori degli adulti e degli anziani non sono molto migliori di quelli dei giovani: un ultra settantenne che si accompagnava ad una giovane definendola "la mia fidanzata", una o due generazioni fa avrebbe, nel migliore dei casi, sollevato riprovazione e sorrisi di scherno nei suoi coetanei (soprattutto nelle donne). Oggi suscita spesso l'invidia degli uomini e l'ammirazione delle donne .

Ma la trasformazione più importante, dalla quale derivano in gran parte i guai della società italiana, è stata quella relativa all'atteggiamento verso il denaro di buona parte dei cittadini. Questo argomento meriterebbe un approfondimento maggiore di quello che mi sono prefisso per questo scritto, approfondimento che magari farò in altro momento. Mi limito qui a fare notare l'importanza assunta dai media anche in questa materia: serie televisive, quali ad esempio Dynasty, lentamente inculcano nelle persone meno avvedute il rispetto e l'ammirazione verso chi possiede molto denaro, indipendentemente dalle condotte morali poste in essere per procurare e mantenere tale denaro.

Ancora vorrei aggiungere la propensione di larga parte della popolazione a considerare solo il proprio bene particolare, trascurando il bene comune. Il sentimento di appartenenza ad una nazione e la considerazione che il declino della nazione comporta danni ai singoli abitanti sono alieni a molti italiani. Basta quindi dire "aboliamo l'IMU" per raccogliere il loro plauso (e il loro voto).

Tutto questo per dire che il Pdl continuerà a raccogliere il voto di una larga fetta della popolazione, almeno fino a quando Berlusconi potrà continuare a guidare il partito. La soluzione "giudiziaria" del problema, ancorché possibile, mi piace assai poco: preferirei di gran lunga una presa di coscienza popolare.

E veniamo al PD. Sembra proprio che la volontà suicida e gli errori continui della sua classe dirigente non abbiano mai fine. Le dimissioni della segreteria hanno aumentato la confusione nel partito, se mai fosse possibile aumentarla, e piovono le solite dichiarazione a raffica, buone solo per giungere allo sfascio totale; ma la vera domanda è se esiste ancora o se è mai esistito veramente un partito chiamato PD. Troppo diverse le anime che si erano fuse insieme per formarlo e troppo coesa su se stessa la parte della dirigenza proveniente dal PdS. Ma anche questo esame sarebbe troppo lungo, quindi mi limiterò a dire che non vedo soluzioni facili per l'uscita del partito dalla crisi in cui è sprofondato.

Il M5S ha teoricamente la strategia giusta per il lungo periodo: il "tutti a casa" può essere interpretato come un invito alla rifondazione con nuovi partiti nati dal dissolvimento dei vecchi, con forze nuove e valori di riferimento precisi. Ma Keynes diceva: nel lungo tempo saremo tutti morti. Qui rischiamo di morire economicamente e socialmente anche in tempi brevi se non si riesce a trovare rimedi immediati evitando populismi e sterili risse.

Grillo, cosa hai combinato rifiutando ogni ipotesi di accordo per un governo congiunto con il PD! Hai aperto la strada a due ipotesi: o il caos o un nuovo governo Berlusconi. E poi ci si è messo di buzzo buono anche Bersani.......

Ma bisogna sempre essere ottimisti e sperare nei miracoli, come ha detto il presidente Letta. Chissà mai che non ci sia un ravvedimento generale e che il nuovo governo non possa operare con efficacia e tenacia per il bene del paese. Ma mentre scrivo queste ultime parole sento uno strano ronzio alle orecchie!

Pietro Immordino

 

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