Moncalieri, 7 febbraio 2015

Isis

C'è più di una cosa che non mi torna in questa storia dell'Isis. Mi sembra, in generale, che fra quello che viene presentato e la realtà, fra quello che si dice e quello che si fa non ci sia una grande corrispondenza.

Cominciamo con la lotta armata che tutti, a parole, fanno all'Isis. All'inizio della vicenda si è trattato di qualche migliaio di persone, con una localizzazione geografica ben precisa, che man mano hanno acquisito armamenti, anche pesanti, con evidente disponibilità finanziaria. Qualcuno avrà finanziato e qualcuno avrà accettato i soldi di questi criminali? Ad un certo punto della vicenda, l'Isis non aveva in mano grossi agglomerati urbani e i suoi armati si spostavano in terreno aperto con artiglieria pesante, carri armati, ecc.. Ricordo che durante la guerra contro la Serbia (rea di avere voluto difendere il suo territorio, certo con atti brutali, contro minoranze interne dissidenti) si era detto che erano entrati in azione mille velivoli. Mi pare che un numero assai minore di quei velivoli avrebbe fermato con estrema facilità l'avanzata dei convogli dell'Isis, contenendone l'espansione in limiti modestissimi. Ma questo è un comportamento che il mondo occidentale tiene in molti altri casi consimili (Boko Haram, ad esempio): all'inizio si sottovaluta, si ignora quasi, il problema e poi si inizia un grande battage mediatico di condanna senza adeguati interventi.

Non è poi molto chiaro se si voglia veramente difendere i curdi dall'Isis in maniera efficace: il comportamento della Turchia, che per lungo tempo ha persino impedito ai Curdi presenti sul suo territorio di andare in aiuto dei propri connazionali, è un esempio evidente del fatto che non tutto è proprio lampante nella vicenda. Già, la nazione curda è da lungo tempo un problema per i paesi nei quali essa risiede: se essa, o una parte di essa, riuscisse a formare uno stato in una parte rilevante dei territori in cui risiede sarebbe un bel problema per gli stati che ora la ospitano. E in questi territori sono presenti ingenti giacimenti petroliferi.... Vi immaginate la NATO, che interviene pesantemente in appoggio dei Curdi, in sfregio alla Turchia?

Un altro cosa che non riesco a spiegarmi è la capacità dell'Isis, come dei Talebani o di Al-Quaida, di utilizzare pesantemente e costantemente i mezzi di comunicazione (ed in particolare Internet) senza farsi intercettare, localizzare od oscurare. Avranno pure dei provider, dei fiancheggiatori, dei messaggeri individuabili e neutralizzabili. Ma pare che anche in questo campo i paesi occidentali, complici anche molti paesi arabi definiti moderati, siano assolutamente incapaci di intervenire.

La totalità dei paesi occidentali accetta poi costantemente di patteggiare con i gruppi armati la vita di ostaggi in mano a questi delinquenti, in cambio di soldi o di altri favori. Le modalità del patteggiamento sono diverse da stato a stato, ma generalmente hanno la caratteristica che gli stati ufficialmente ignorano o travisano i patteggiamenti. Gli Stati Uniti, ad esempio, non ammettono alcun patteggiamento, ma le loro compagnie assicurative coprono i rischi di un eventuale rapimento, in pratica così incentivandolo. Già, perché pagare un riscatto significa offrire lo spunto, ed i mezzi, ai rapitori per effettuarne altri. Bisogna tenere presente, a questo proposito, che molto spesso non è possibile distinguere i gruppi armati caratterizzati da spinte ideologiche da quelli spinti solo da motivi di denaro. Bene, se un mio familiare od amico fosse stato rapito io pregherei il mio stato di fare qualunque cosa, compreso il pagamento di un riscatto, per evitarne la morte; penso che questo atteggiamento sia comune alla stragrande maggioranza degli individui. Il comportamento dello Stato, però, non deve essere finalizzato alla salvaguardia del singolo individuo, se questo compromette la sicurezza di molti altri. Del resto l'atteggiamento dello Stato italiano è stato chiaro quando intervenne con una legge sull'allora grave questione dei rapimenti a scopo di riscatto in Italia, impedendo che potessero essere pagati dei soldi in cambio della vita degli ostaggi. Immagino il travaglio dei legislatori nel fare quella legge, dei giudici e poliziotti nell'applicarla, ma non risulta che da essa siano derivate uccisioni di ostaggi in maggior numero rispetto al passato ed in compenso la piaga dei sequestri è stata debellata. Lo stato in questo caso ha adempiuto alla sua massima funzione di essere garante della comunità, con intelligenza e solidità. Perché nel caso di ostaggi fuori del territorio italiano lo Stato si comporta diversamente, anche se ufficialmente nega il pagamento del riscatto?

La Giordania, piccolo monarchia araba, ha reagito con immediatezza ed efficienza alla barbara uccisione di un suo pilota da parte dell'Isis; ha anche annunciato che ai raid aerei potrebbe far seguito un intervento di terra. Gli Emirati arabi hanno subito inviato degli F-16 in Giordania per appoggiarne l'azione. Che siano questi due piccoli stati, di cui uno ricchissimo, a risolvere il problema dell'Isis? Sarebbe certo un nuovo segno dell'effettiva incapacità dell'Occidente.

Pietro Immordino

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