Moncalieri,10 novembre 2016

Forgotten men

Ho letto oggi su Repubblica un pezzo di Ezio Mauro sulla vittoria di Trump, che in sintesi attribuisce questa vittoria al fatto che egli si è rivolto efficacemente ai “forgotten men”. Con questa espressione Trump in campagna elettorale aveva indicato tutta quella parte della popolazione messa ai margini sociale e depauperata dalla crisi in atto, che può essere individuata con criteri italiani nella piccola borghesia intellettuale, ma anche nella classe operaia specializzata. Se penso all’Italia includo in questa categoria anche tutti i piccoli imprenditori del commercio, messi in ginocchio dalla grande distribuzione: un grande ipermercato porta alla chiusura di centinaia di piccolo esercizi commerciali. Tutta questa gente costituiva la parte economicamente più avvantaggiata del nostro, e non solo del nostro, paese. La crisi ha messo un gran numero di queste persone ai margini della società, spesso togliendogli il lavoro o abbassando il loro reddito, ma soprattutto, togliendo loro la speranza nel futuro.

L’articolo mi sembra un passo avanti rispetto a quanto ho scritto nel mio precedente articolo ; quello che io avevo chiamato “il ventre delle nazioni” viene da lui individuato e precisato con l’appellativo di “forgotten men”; nelle circostanze attuali questo mi sembra corretto per un largo strato della popolazione. Quello che l’articolo di Mauro non fa, è esaminare il vero e profondo perché della situazione negativa nella quale ci troviamo. L’inizio della crisi viene attribuito ad operazione finanziarie sbagliate e si tende ad addossare la colpa di tutto alle banche. Certo la banche americane hanno avuto un ruolo pesante nell’accelerare lo sviluppo della crisi, ma i motivi veri e persistenti delle attuali circostanze vanno ricercati nella mutata situazione economica e sociale a livello mondiale. Fino a pochi anni fa la popolazione del cosiddetto mondo industrializzato veniva stimata in circa 800 milioni di persone; a queste ora si sono aggiunte, anche solo considerando, in maniera certo riduttiva, Cina ed India, altre 2 miliardi e settecento milioni di persone, con le quali noi occidentali dobbiamo fare i conti sia per le risorse ambientali, che per la produttività.

Di questo non sento mai parlare durante le campagne elettorali e per spiegare il perché riporto testualmente quanto scritto in un articolo precedente :

Immaginate un politico che si presenti ai cittadini annunziando lacrime e sangue, poiché sulla scena mondiale si affacciano miliardi di esseri umani in condizioni economiche assai più disastrate delle nostre: "Questi individui stanno affannosamente correndo, in competizione con noi, per migliorare la loro situazione. Le soluzioni al problema sono due: o abbassare drasticamente il nostro tenore di vita (con una feroce lotta interna fra i ricchi che non vogliono rinunciare ai loro privilegi ed i poveri che tentano di sopravvivere dignitosamente) o correre più e meglio di loro. Cosa preferite, mia gente?". La risposta quasi unanime sarebbe: "preferiamo non votarti!"

E questo spiega in pieno il perché della vittoria di Trump e le probabili vittorie future di altri demagoghi; vittorie che saranno effimere e foriere di guai maggiori, certamente per l’Italia. Purtroppo, però, questo significa che dalla crisi non sarà possibile uscire in tempi brevi e,in ogni caso, ci saranno drastici mutamenti nei rapporti fra i vari popoli e nei nostri stili di vita. .

Pietro Immordino

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