Moncalieri, 6 settembre 2015

Dopo i tragici attentati di Parigi ho riletto con attenzione qualche articolo che avevo già scritto in passato e specificatamente Isis, Isis 2 , Isis 3, Germanwings ed altro; purtroppo, gli attentati di Parigi mi sono sembrati un epilogo quasi inevitabile delle osservazioni fatti in quegli scritti.

Il mondo occidentale non ha mai fatto nulla di concretamente efficace per fermare l'avanzata dell'Isis (sedicente Stato Islamico). Non ha fatto nulla di serio né sul piano mediatico, né sul piano organizzativo, né sul piano militare: passo ora ad esaminare di nuovo queste tre opzioni, alla luce anche degli ultimi avvenimenti.

Sul piano mediatico, in primo luogo, non si è intervenuto nell'effettuare una censura seria sui documenti di propaganda dell'Isis, in maniera da neutralizzare o, almeno, ridurre al minimo l'effetto di attrazione che tali documenti possono avere sulla massa di giovani sbandati purtroppo presenti nel mondo occidentale. TV, giornali, web hanno trasmesso senza alcuna limitazione tutte le documentazioni che l'Isis voleva trasmettere e, peggio, esattamente nella stessa forma in cui l'Isis voleva fossero trasmessi: forma volta a terrorizzare e a dare immagine di potenza e di forza militare alle formazioni terroristiche. Nell'occasione sarebbe stata utilissima un'autocensura dei mezzi di informazione, oltre ad eventuali interventi governativi. Il fenomeno dei foreign fighters sarebbe stato probabilmente assai più ridotto senza questa massiccia presenza della propaganda terroristica sui media.

Organizzazione: controlli alle frontiere più efficaci, soprattutto sulle rotte frequentate dai supporter del terrorismo, si sono cominciati a mettere in atto solo dopo gli attentati di Parigi, cosi come un serio controllo sulle persone a rischio. Solo ora comincio a sentire parlare diffusamente della necessità di coinvolgere le comunità islamiche presenti in Occidente per isolare gli estremisti e negare i loro alibi religiosi per le efferatezze che commettono. Sono però preoccupato del fatto che sia nata una richiesta pressante di concedere ai Servizi Segreti maggiori mezzi e maggior potere di intervento. Ho già detto altre volte come i Servizi Segreti siano un'anomalia necessaria delle democrazie, anomalia che va attentamene tenuta sotto controllo; per quel che si può tenere sotto controllo un organismo per definizione segreto.

Ribadisco ancora una volta il fatto che sia assurdo che i paesi occidentali non siano in grado di fermare un'organizzazione militare certamente non di primo piano. L'Isis può contare su generali ed altri ufficiali del disciolto esercito di Saddam Hussein ed è riuscito, nell'assenza di ogni valido contrasto, a incamerare molte delle armi fornite all'esercito iracheno; ma non ha un'organizzazione militare tale da resistere all'attacco di un nucleo militare ben organizzato ed armato con armi moderne. Del resto, i Curdi siriani, male armati ed organizzati, con il solo appoggio di gente della stessa etnia, sono riusciti a riconquistare le loro terre senza essere aiutati, anzi essendo contrastati, persino militarmente, da uno dei paesi che compongono la NATO (la Turchia); questo dimostra certamente la scarsa consistenza militare dello stato islamico. Ma ora Francia e, pare, anche Inghilterra faranno qualche bombardamento contro l'Isis….

Attenzione, non voglio dire che il problema dell'Isis si risolve solo battendo militarmente lo stato islamico, né che battuta l'Isis si dia un colpo definitivo all'estremismo islamico. La morte di Osama Bin Laden non ha azzerato al-Qaida, ma ha ridimensionata l'immagine di questa organizzazione nell'immaginario collettivo e quindi il suo potere di crescita e sopravvivenza nel lungo periodo. L'arresto dell'avanzata di al-Qaida non è stato l'arresto della crescita dell'estremismo islamico, ma solo di una sua componente.

Cosa intendo dire: l'opzione militare è necessaria per bloccare la crescita dell'Isis e togliergli un territorio in cui può operare impunemente e da lì dare appoggio e fornire assistenza ai suoi adepti per operare all'interno del mondo occidentale; tale opzione può anche ottenere lo scopo di rendere l'Isis meno attraente per i giovani sbandati che vuole reclutare. Non è pensabile che l'Isis però scompaia immediatamente del tutto con la scomparsa dello stato islamico. Inoltre, la diminuita attrazione dell'Isis aprirà spazio per la nascita o la ricrescita di altre organizzazioni estremistiche, magari darà nuovo slancio ad al-Qaida. D'altra parte l'estremismo islamico in tutte le sue manifestazioni si combatte in modo articolato e complesso, certamente in primo luogo coinvolgendo le comunità islamiche presenti nei paesi occidentali, come solo recentemente si è cominciato a fare . Escludere o, peggio, criminalizzare l'intera comunità islamica è un'azione irresponsabile, che non può che creare un humus adatto alla nascita di nuovi terroristi. Attenzione, poi, ai comportamenti individuali, tali da suscitare risentimenti ed odio (a tale proposito vi rimando a Isis 3).

Volutamente non ho accennato alle fonti finanziarie dell'Isis, anche se forse è il punto cruciale del discorso, poiché mi riprometto di scrivere qualcosa in proposito in futuro.

La lotta contro l'estremismo islamico sarà lunga e difficile e si risolverà quando questa ideologia perversa perderà potere di attrazione, naturalmente non senza qualche strascico. Ricordate le Brigate Rosse e tutte le altre formazioni terroristiche italiane nate negli anni'70? Sono praticamente scomparse per due vie: una più incisiva azione di repressione e una presa di distanza netta da parte di quelle organizzazioni in cui trovavano il loro humus. Bene, lo stesso deve essere per il terrorismo islamico.

Però, parlando di Brigate Rosse mi è venuto in mente la situazioni in quei tempi e le molte ambiguità allora presenti in molti settori italiani: beh, la Turchia ha abbattuto un bombardiere russo; per caso?

Le cose sono sempre molto più complesse di quanto io possa capire.



Pietro Immordino

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